Il potere della cura: riflessioni della serata
- dott. Flavio Pizzamiglio
- 5 nov 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 13 apr
Il 10 settembre si è svolto un evento a Brescia: cosa è emerso?

L'evento Il potere della cura è stato un dialogo tra Pietro Arrigoni, che ha presentato alcuni dei suoi progetti fotografici; Francesca Belgiojoso che ha parlato dell'uso della fotografia in psicoterapia; e Claudio Ghidoni che ha cercato di riprendere quanto visto per parlare di ciò che accade in psicoterapia e del significato dell'essere terapeuti.
La serata è stata molto interessante e ricca di spunti, qui di seguito propongo alcuni temi che mi hanno colpito in maniera particolare e che mi sono portato a casa.
Il potere della cura: una garza per il disagio mentale
Pietro Arrigoni tra i suoi progetti ne ha presentato uno che mi ha particolarmente stimolato: il regista ha dato alle modelle delle garze lasciandole libere di fasciarsi, coprirsi e usarle a loro piacimento, per poi fotografarle all'interno di una ghiacciaia.
Ciò che mi ha colpito profondamente è stato quando si è parlato del significato simbolico della garza, infatti la garza viene usata nel processo di guarigione: dove c'è una garza, c'è una ferita che è stata e sta venendo medicata.
E non solo, perchè la garza accompagna questo processo interamente, cioè una volta che si è trattata una ferita la si protegge con la garza, che rimane sulla ferita tutto il tempo necessario affinchè non si danneggi ulteriormente, infine quando la ferita è guarita si toglie anche la garza. Si potrebbe definire questo come un rituale che rappresenta sia in termini concreti, sia in termini simbolici la piena guarigione.
La riflessione che mi è sorta, portando il mio vissuto da psicologo, è stata che se per una ferita fisica abbiamo la possibilità di osservare il processo di guarigione e abbiamo anche dei rituali simbolici che ci accompagnano durante il percorso questo non accade per il disagio mentale.
Infatti, non esiste un equivalente della garza durante un percorso di psicologico, psicoterapeutico o psichiatrico, che mostri e accompagni l'avanzamento del processo di guarigione. Non c'è, in senso concreto, qualcosa che aiuti la nostra memoria e i nostri sensi a facilitare la sensazione di progressione.
Quali "garze" si possono usare per il disagio mentale?
Il potere della cura: come si può imparare a usare gli strumenti che abbiamo a disposizione?
Un'altra riflessione viene dal potere degli strumenti usati in modo consapevole, creativo e utile in ottica individuale e sociale.
I professionisti intervenuti a questo evento hanno dimostrato come strumenti semplici, e ad oggi accessibili in larga scala, possono essere usati in maniera critica e orientati a un obiettivo di benessere sociale e di cura.
La riflessione forse banale e scontata riguarda proprio questo: in un'epoca in cui tutti abbiamo a disposizione tanti strumenti e strumenti molto potenti, come si impara a usarli in maniera costruttiva?
Uno smartphone è costruito per essere semplice e intuitivo, tant'è che anche un bambino impara in fretta a scattare e scorrere le foto, così come per vari strumenti sono di facile accesso le informazioni tecniche o corsi base. Eppure nessuno insegna a sfruttare questo enorme potenziale, a mettere in campo questi strumenti per creare qualcosa di bello e di metterlo a disposizione degli altri.
Come si mette in gioco la creatività?
Il potere della cura: chiudere o aprire? Sedare o esplorare?
Un ultimo tema su cui riflettere è sull'uso che facciamo degli strumenti di oggi, riprendendo la domanda del precedente paragrafo.
Ciò che è emerso dalla serata sull'usare gli strumenti in modo consapevole nel quotidiano, come linea direttrice, può essere l'ascoltarsi, il capire cosa proviamo mentre usiamo quegli strumenti: che emozioni sentiamo? Che sensazioni ci assalgono?
Il timore oggi è che utilizziamo gli strumenti a nostra disposizione per sedare le nostre emozioni (sia positive, che negative) invece che ascoltarle, farle emergere, capire cosa dicono di noi stessi e di cosa abbiamo bisogno.
Utilizziamo gli smartphone, i social, i videogiochi, le serie tv, i reality e quant'altro per chiudere, per sopprimere, per sedare questo sommerso che poi ritorna in maniera più confusa e prepotente con gravi conseguenze.
La soluzione mostrata è quella invece di usare questi strumenti per stimolare queste emozioni, permettendo di farle risuonare e poterle comprendere ed esprimere. Abbiamo la possibilità di aprire noi stessi al mondo e connetterci anche grazie a questi strumenti, non sprechiamo queste opportunità chiudendoci, ma esploriamo ed esploriamoci.
E tu cosa ne pensi? C'è qualcosa che ti ha colpito?
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A cura dello psicologo a Brescia e online, dott. Flavio Pizzamiglio




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